venerdì 26 novembre 2010

Collaborazione e social networking


Conoscenza progettuale collaborativa. La rete come modello per attività creative orientate allo scambio




Diventa creativo!

Parlando di condivisione, non si può non affrontare il problema dei diritti d'autore. Creative Commons si propongono come obiettivo quello di offrire una alternativa al classico “tutti i diritti riservati”, che sia più rispondente alle logiche e ai bisogni della società e delle tecnologie digitali!
Creative Commons offre, a chi è interessato, la possibilità di condividere le proprie opere d’ingegno mantenendo “alcuni diritti riservati” e consentendone altri (per esempio, l’utilizzo a patto della corretta attribuzione di paternità e di non utilizzo commerciale).

Nell’ottima animazione divulgativa “Diventa Creativo” la divisione italiana di Creative Commons spiegano bene le potenzialità di questo strumento. Il sito stesso è una miniera sterminata di contenuti crossmediali rilasciati con queste particolari licenze. Utilissimi anche per la didattica!

giovedì 25 novembre 2010

A proposito di condivisione della conoscenza: le Folksonomy

Le responsabilità nella generazione dei contenuti nel web partecipativo

E’ ormai diverso tempo che si discute sulla questione delle responsabilità della generazione dei contenuti nel web collaborativo, dove gli utenti sono i primi produttori di contenuti, non solo per i social network ma anche per i siti di informazione, i blog, le piattaforme di e-commerce, e in generale per tutti quegli ambienti online dove è permesso ai visitatori, registrati o non registrati, di interagire con le pagine web che stanno navigando.

Sono note al grande pubblico alcune delle vicende più eclatanti che in questi anni hanno raggiunto la ribalta delle cronache, come il caso del video su YouTube dove si vedeva un ragazzo disabile picchiato in classe. Ci fu stupore sul web non tanto per l’episodio in sé, senz’altro da perseguire come reato, quanto per il fatto che gli inquirenti decisero di perquisire la sede di Google Italia a Milano prefigurando un reato di “omesso controllo del contenuto pubblicato”, procedendo esattamente come si sarebbe fatto nei confronti di una testata giornalistica tradizionale.

Il tema che dobbiamo porre al centro della nostra riflessione è il fatto che la responsabilità della produzione del contenuto deve essere mantenuta, quando parliamo di ambiente web, sul soggetto che lo genera e non su chi ne permette la sua diffusione.

Questo ovviamente stravolge il concetto di base che si è usato finora facendo riferimento alla legge sulla stampa, che prevede i reati di “diffamazione a mezzo stampa” o “omesso controllo del contenuto pubblicato”, che in questo caso ha una sua giustificazione perché il produttore del contenuto diffamatorio non ha, materialmente, alcuna possibilità di pubblicare tale contenuto se non attraverso una consapevole collaborazione del processo produttivo stesso dell’informazione (direttore responsabile, editore, stampatore).

Sul web però, in quasi tutti i casi in cui si permette agli utenti di collaborare con la generazione dei contenuti, coloro che permettono la visualizzazione di tali informazioni sono quasi sempre soggetti che non possono intervenire in maniera preventiva sulla pubblicazione dei contenuti stessi, che avviene in tempo reale.
Per restare sullo stesso esempio sopra citato di Google (proprietario di YouTube), si può capire chiaramente come il gestore (Google) non potesse avere alcuna possibilità di effettuare controlli preventivi sui contenuti generati dai suoi utenti, se non mettendo in discussione l’esistenza stessa di YouTube.

Per fare un altro esempio concreto, potremmo dire che pretendere che Google controlli e quindi sia responsabile dei contenuti generati dai propri utenti, sarebbe come pretendere da un gestore di telefonia il controllo sulle telefonate e poi ritenerlo anche responsabile – così come lo sono il direttore, l’editore e lo stampatore di un giornale di carta – dei contenuti che transitano sulle sue linee.

In questa visione delle cose è evidente che l’unico responsabile dei contenuti debba essere considerato colui che li genera.

Le distorsioni in questo ragionamento nascono perché spesso, in questo tipo di riflessioni, non si tiene conto dei caratteri generali del problema, ma si ragiona sulla scia di emozioni momentanee o, peggio ancora, si cerca di sfruttare un evento che ha molto suggestionato l’opinione pubblica per cercare di introdurre sul web una qualche forma di censura.

[Prova tratta da: Le responsabilità nella generazione dei contenuti nel web partecipativo. La risposta delle WCAG2.0 di Fabrizio Caccavello]